Un altro fatto turbò la pace di
Civita: sulle mura che cingevano la villa vennero disegnati tanti galli,
simbolo del giudicato, quanti erano i varchi di accesso alla piccola comunità.
I galli erano colorati di rosso e non di nero come nello stemma, e sembravano
pennellati con il sangue. Sotto ognuno di essi era tratteggiata con il carbone
la croce di San Pietro, ovvero una croce cristiana rovesciata, considerata
simbolo di Satana. Anche sul petto della ragazza era stata disegnata una croce
rovesciata il cui braccio corto univa i due seni, mentre il braccio lungo
saliva verso la gola: fu difficile cancellarla anche con l'acqua.
Tra questi tristi segni e con il
cuore gonfio di oscuri presagi, Elena ammirava il bellissimo figlio Ubaldo
nudo, mentre la fida Telica l’aiutava a lavarlo e vestirlo con la tunichetta di
bisso che da sempre gli infanti della sua famiglia avevano indossato per esser
presentati alla corte. Nessuno era felice, no, non per il neonato, ma per la
macabra situazione e per la povera Dilicha che tutti sapevano essere tanto
buona quanto pia e sin troppo giovane per avere colpe. Ittocor intanto
suggeriva a Lamberto la tortura delle indiziate, ed il priore si dibatteva nel
dilemma se consegnare o no al crudele indagatore il loro fratello Caralu.
La giudicessa Elena, troppo stanca
per stare in piedi a lungo, era appena ritornata nel suo letto quando si
accorse di alcuni movimenti, come una danza rituale, che Telica compiva intorno
all'infante. Gliene chiese conto e prontamente ebbe la risposta: “Ho appreso i
riti propiziatori per liberare dal male e dagli incantesimi i neonati mentre
ero a Pisa. Mi furono insegnati da una maga proveniente dai paesi del nord:
questo bambino ha bisogno di essere liberato dal pericolo della morte.”
Elena naturalmente gliene fu grata.
Scopriva solo in quel momento che la fida serva non proveniva dalle Baronie,
come lei aveva sempre creduto, ma arrivava da oltre il mare. L'aveva conosciuta
nell'incantevole castello di Posada, quando con Lamberto avevano viaggiato
quasi un anno per conoscere le ville e le fundamenta del loro giudicato. Tilica
non l'aveva conquistata subito, appariva troppo riservata, quasi altezzosa per
ispirarle fiducia. Tra l’altro le fu proposta da una ricca dama del luogo, che
a lei non piaceva.
Brano tratto da “Storie nei castelli di Sardegna” di Franca Carboni.
Brano tratto da “Storie nei castelli di Sardegna” di Franca Carboni.
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