mercoledì 31 luglio 2019

Il simbolo del giudicato



Un altro fatto turbò la pace di Civita: sulle mura che cingevano la villa vennero disegnati tanti galli, simbolo del giudicato, quanti erano i varchi di accesso alla piccola comunità. I galli erano colorati di rosso e non di nero come nello stemma, e sembravano pennellati con il sangue. Sotto ognuno di essi era tratteggiata con il carbone la croce di San Pietro, ovvero una croce cristiana rovesciata, considerata simbolo di Satana. Anche sul petto della ragazza era stata disegnata una croce rovesciata il cui braccio corto univa i due seni, mentre il braccio lungo saliva verso la gola: fu difficile cancellarla anche con l'acqua.

Tra questi tristi segni e con il cuore gonfio di oscuri presagi, Elena ammirava il bellissimo figlio Ubaldo nudo, mentre la fida Telica l’aiutava a lavarlo e vestirlo con la tunichetta di bisso che da sempre gli infanti della sua famiglia avevano indossato per esser presentati alla corte. Nessuno era felice, no, non per il neonato, ma per la macabra situazione e per la povera Dilicha che tutti sapevano essere tanto buona quanto pia e sin troppo giovane per avere colpe. Ittocor intanto suggeriva a Lamberto la tortura delle indiziate, ed il priore si dibatteva nel dilemma se consegnare o no al crudele indagatore il loro fratello Caralu.

La giudicessa Elena, troppo stanca per stare in piedi a lungo, era appena ritornata nel suo letto quando si accorse di alcuni movimenti, come una danza rituale, che Telica compiva intorno all'infante. Gliene chiese conto e prontamente ebbe la risposta: “Ho appreso i riti propiziatori per liberare dal male e dagli incantesimi i neonati mentre ero a Pisa. Mi furono insegnati da una maga proveniente dai paesi del nord: questo bambino ha bisogno di essere liberato dal pericolo della morte.”

Elena naturalmente gliene fu grata. Scopriva solo in quel momento che la fida serva non proveniva dalle Baronie, come lei aveva sempre creduto, ma arrivava da oltre il mare. L'aveva conosciuta nell'incantevole castello di Posada, quando con Lamberto avevano viaggiato quasi un anno per conoscere le ville e le fundamenta del loro giudicato. Tilica non l'aveva conquistata subito, appariva troppo riservata, quasi altezzosa per ispirarle fiducia. Tra l’altro le fu proposta da una ricca dama del luogo, che a lei non piaceva.

Brano tratto da “Storie nei castelli di Sardegna” di Franca Carboni.

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