Lamberto Visconti, giudice di Gallura
ed Elena de Lacon Gunale erano a Posada quando arrivò la notizia del possibile
e temuto arrivo dei mori, avvistati al largo, in un tratto di costa poco più a
sud del castello. Decisero di partire con tutta la corte. Sarebbero andati al
Salt de Jurifai appena entrato a far parte dei possessi del Giudicato di
Gallura dopo essere stato, per tanti anni, zona franca extragiudicale. Elena
aveva espresso il desiderio di visitarlo ed anche lui, che ne conosceva solo
una parte, aveva voglia di percorrerlo, per presentarsi ai signorotti locali e
di valutarne dunque le potenzialità economiche e le eventuali necessità.
La distanza da Posada era breve ed il
viaggio durò solo tre giorni, durante i quali arrivarono alla loro dimora: il
Castello di Pontes nella curatoria di Garteddi (1). Ben difeso dai pericoli
provenienti dal mare, aveva davanti a sé il meraviglioso panorama della valle,
con le distese di prati ancora verdi perché irrigati, come se l'estate non
fosse passata per quelle parti. Il fiume prima di arrivare al mare sembrava
avere ripensamenti, creando anse a ritroso e per questo la zona si chiamava
Salt di Jurifai (Salto del Giro). Dietro il castello il monte Tuttavista era il
baluardo che si ergeva a proteggerlo dalle invasioni barbariche.
Il Salt di Jurifai traeva la sua
importanza e peculiarità dal fatto che vi confluivano i confini dei quattro
Giudicati (Arborea, Cagliari, Gallura e Torres) estendendosi verso il giudicato
di Cagliari, lungo la costa più a sud di Portu Nonu San Giovanni (Cala Gonone)
e fino al santuario della Madonna di Gonare all'interno; saliva poi oltre la
villa di Loy (Lollove) fino al confine del Goceano, sfiorando dunque il
Giudicato di Torres e quello di Arborea; infine risaliva a nord fino quasi a
Posada accostandosi al Giudicato di Gallura.
Esiste una la leggenda che aveva
sempre incantato Elena de Lacon. Gonario di Torres finì nel mezzo di una
tempesta appena davanti alle coste di Uruse (Orosei), mentre tornava da un
viaggio in Palestina (forse per intraprendere una crociata). Il mare era in
burrasca e le onde si susseguivano implacabili mettendo a rischio l'intera
flotta. Disperando di salvarsi si rivolse alla Vergine Maria chiedendole aiuto,
e Nostra Signora gli apparve miracolosamente in uno squarcio tra le nubi.
Allora comparve anche un monte conico isolato, utile per orientarsi verso la
terraferma, salvando lui ed il suo equipaggio da morte certa.
Grato alla Madonna, Gonario decise,
come promesso nella preghiera, di costruirle un santuario proprio sulla cima di
quel monte, appunto, Monte Gonare (2). La Madonna gradì tanto l'omaggio del
nobile signore che si degnò di discendere dal paradiso in Sardegna per visitare
la Chiesa. Mentre saliva a piedi per l'erto sentiero della montagna si appoggiò
contro un masso, per riposarsi dalla stanchezza. Esiste ancora quella pietra di
granito, solcata da un incavo impresso dalle spalle di Nostra Signora e da uno,
più stretto, dal braccio. Da allora i devoti si appoggiano a quel masso
raccogliendo la polvere raschiata che pare preservi dai dolori alle spalle e
guarisca dalle febbri.
Soddisfatta dal santuario la Madonna,
mentre discendeva dal monte, incontrò Santa Barbara e le disse: “Barbaredda de
Orzai, Ube tind'ana a ponner No nor bidimus mai! (Barbara di Olzai, dove ti hanno messo che non ci vediamo mai?) In effetti la Chiesa di Santa Barbara
era stata edificata in una valle non visibile dall’alto, nonostante l'immenso
panorama che offriva la cima del monte: dal mare di Bosa ad occidente al mare
di Uruse ad oriente.
Elena avrebbe tanto desiderato
visitare il santuario e portare con sé il bambino per farlo benedire dalla
Madonna, ma Lamberto era preoccupato per il lungo e faticoso cammino necessario
per raggiungere il monte. Si avvicinava la stagione delle piogge che in autunno
potevano, in quei luoghi, diventare torrenziali, devastanti e pericolose. Per
questo non promise alla moglie la visita sospirata.
Vedendola delusa le garantì di modificare
il percorso che ogni anno li vedeva impegnati a visitare le terre del loro
giudicato, alternando i luoghi dell'interno durante le torride estati a quelli
della costa nei periodi autunnali e primaverili, e trovare così il tempo adatto
per accontentarla. Ubaldo, il loro primo figlio, il prossimo autunno avrebbe
avuto la forza di affrontare un viaggio più lungo.
Contava ora
di farle conoscere le falesie intorno a Portu Nonu San Giovanni, da dove
sbarcavano le merci che arrivavano dall'altra parte del mare. I carrulanti le
trasportavano in parte lungo il sentiero di codula di Fuili (3) fino a Uliena (4),
utilizzando la via d'ingresso delle popolazioni nuragiche passando per la valle
di Lanaito. In parte risalivano la montagna più a nord per poi scendere attraverso
i boschi meravigliosi che rivestivano le montagne e, passando per S'Abba Frisca
(5) vicino alla villa di Cares (6) raggiungevano le ville sulla piana, e da lì
verso Uruse o verso Loy. Apprestandosi alla costa Lamberto avrebbe potuto anche
controllare di persona la veridicità della possibile incursione da parte dei
Mori.
Brano
tratto da “Storie nei castelli di Sardegna” di Franca Carboni.
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